6 Agosto 1926 una donna riesce ad attraversare lo stretto della Manica, superando il record ottenuto da Tirabassi l’ultimo nuotatore che era riuscito nell’impresa, con un tempo di 14 ore e 34 minuti.
Lei è Trudy Ederle, nata a New York nel 1905 da genitori tedeschi immigrati in cerca di fortuna nel Nuovo Mondo. La storia di Gertrude Trudy Ederle è legata indissolubilmente a quella della lotta per i diritti delle donne.
Il suo destino è stato segnato dal disastro del General Slocum, avvenuto a Mahanattan l’anno prima della sua nascita, nel 1904: la percentuale di vittime più alta fu ricoperta proprio dalle donne, perchè il nuoto era uno sport giudicato immorale e disdicevole per essere “declinato” al femminile:
la società aveva condannato quelle donne a morire in mare. Una sorte che il padre di Trudy non voleva per le sue figlie.
Trudy, con il suo coraggio e la sua incrollabile determinazione, riesce a portare il nuoto nella quotidianità femminile. Prima combatte per poter far arrivare la squadra femminile alle Olimpiadi di Parigi 1924 e poi, per liberarsi dalla morsa della del “perbenismo” che la vuole confinare nel ruolo di “donna&madre”, affronta la più grande delle sfide, il mare aperto, ovvero l’attraversamento dell stretto della Manica.
Li spettacolo nasce dall’esigenza dell’attrice, Alessandra Donati, di raccontare l’impresa di una grande donna che intreccia la sua vita con la lotta per i diritti alle donne e per la loro consapevolezza.
Quella di Trudy è una sfida verso i benpensanti, verso il patriarcato e, non ultimo, verso sé stessa ed i suoi limiti. Trudy è alla ricerca dell’autodeterminazione, in quanto donna, nella forma che lei vuole essere.
La performance usa il linguaggio video e di animazione, a cura di Leonardo Battaglia, unendo immagine in movimento e filmati d’epoca, a sostegno della narrazione e del gesto teatrale. Tutto questo si fonde con la voce dell'interprete, in un susseguirsi di personaggi e canzoni, come onde del mare aperto.